Knotes

Knotes
taccuinomaglia.blogspot.com

sabato 16 aprile 2011

Gauge

Iniziando a leggere il libro di Debbie Bliss Design it, knit it ho avvertito  la piacevole sensazione di "ritrovarmi" nelle frasi dedicate, dall'autrice,  al design della maglia.

Innanzitutto DB evidenzia la sua predilezione per i modelli che seguono la forma del corpo (body-forming shapes)  contrapponendo  le classiche maglie fatte a T lavorate con  ferri grossi e con filati "chunky" (che andavano per la maggiore anni fa) a modelli dalle forme più elaborate, aderenti in vita e lavorati con filati più fini.

Ora, senza niente togliere ai classici maglioni drop shoulders, che rappresentano pur sempre uno stile, devo confessare di condividere questo gusto per i modelli "tailored" (trovo che il termine inglese renda molto bene  l'idea).  Anche perchè in questo modo mi si offre la possibilità di giocare, spaziando in un campo  tutto da scoprire in cui le combinazioni di forme, di punti e di tecniche stimolano enormemente la fantasia e il gusto di creare qualcosa di unico (intendi: personale).

Allora accade che,  quando mi colpisce un filato (per svariati motivi) o quando decido di usare un filato del mio stash,  i miei neuroni si mettano in moto, e si agitino sempre più eccitati sino a placarsi temporaneamente nel momento in cui un abbozzo di modello prende forma.
Ma è solo l'inizio, andando avanti il tutto divento più complesso (più intrigante?) perchè è necessario pensare ai particolari (misure, lunghezza, tipo di scalfo, di manica, di scollo, punto o combinazioni di punti, rifiniture, ecc.).

Ma ritornando al libro, DB enfatizza l'importanza di fare bene i calcoli, quindi di effettuare sempre la misura ("gauge" appunto)  del nostro campione ed è proprio questo aspetto che vorrei evidenziare dal momento che è una mia "fissazione"!

Le riviste in lingua inglese usano il termine "gauge" per indicare  la misura attraverso cui si stabilisce il numero di stitches/inch e il numero di rows/inch (che rapportato nel nostro sistema di misura diventano rispettivamente  numero di maglie/cm e numero di ferri/cm) presenti in un campione di determinate dimensioni.


immagine presa da Google



Nelle nostre riviste queste informazioni con cui confrontarci  le ritroviamo indicate sotto termine campione, ma la sostanza non cambia in quanto il procedimento di calcolo è identico.

Ora sappiamo tutte come si fa un "campione" e come lo si misura  (sono descritti metodi caratterizzati da piccole variazioni nei dettagli) ciò che mi preme puntualizzare è di non sottovalutare questa fase preliminare del lavoro vero e proprio.  

Spesso leggo che, normalmente fare il campione (swatch) è considerata da molte una pratica piuttosto noiosa e quindi viene trascurata o evitata del tutto. Questa tendenza ho avuto modo di sperimentarla anche personalmente.

Fare un campione ha essenzialmente due scopi:
  1. valutare la propria tensione e quindi aiutare a scegliere i ferri del calibro adeguato;
  2. determinare il  calcolo del numero di maglie necessarie per avere l'indumento finito (che sia maglia, cardigan, top, gonna ed altro) delle giuste dimensioni.
In sostanza se si desidera che il capo finito abbia determinati requisiti di precisione  e di vestibilità non possiamo trascurare questo aspetto importante: "gauge" o "campione" che dir si voglia!!!

Buon fine settimana!


1 commento:

  1. Ben detto, io che ho sottovalutato per un sacco di tempo l'importanza del campione non sono mai riuscita ad avere un capo finito giusto per la mia taglia....sono sempre più grandi, ma dopo avere finalmente imparato ad usare il campione ora non mi accade più.....per cui ben venga il campione

    RispondiElimina